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      Dell'epoca famosa de' Medici abbiamo osservato nel Discorso precedente tutto quello che importa a conoscere i primi tentativi degli uomini più illustri d'allora a dare leggi certe e perpetue alla lingua italiana. Scrivevano ne' pontificati, l'uno vicinissimo all'altro, de' due Medici Leone X, e Clemente VII; e alcuni sopravvissero a que' due papi. Le lodi esagerate di quel tempo furono attribuite al secolo decimosesto tutto intero; e quindi tutti gli autori che gli appartengono, e che, con poche eccezioni, meriterebbero d'essere disprezzati da lungo tempo, sono sfuggiti alla dimenticanza che sotterrò la memoria d'uomini molto più degni di loro. Noi non ignoriamo che questa nostra sentenza sommaria parrà strana a tutti que' nostri lettori, i quali conoscono que' nomi non tanto per mezzo delle loro opere, quanto degli storici di letteratura che ne hanno parlato. Ma a niuno può essere ignoto che sì fatti storici pigliano non solo gli avvenimenti, ma ben anche i giudizj l'uno dall'altro, e li ripetono con diverse parole; e ne abbiamo esempj frequentissimi e giornalieri, e specialmente ne' raccoglitori di aneddoti letterarj. Or sì fatti giudizj sono tutti originati e propagati e perpetuati dalla vanità nazionale e municipale degli Italiani, dalle dottrine delle loro accademie e delle loro scuole fratesche, dalla credulità popolare. Queste cagioni cospirarono a formare una concatenazione lunga, debole ma perpetua di mal certe testimonianze; e quindi a propagare e stabilire i diritti potenti della tradizione, alla quale anche gli uomini illuminati sovente sogliono concedere la venerazione ch'essa ottiene dal volgo.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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