Pagina (170/176)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Pur nondimeno, non solo i primi e i secondi, ma anche questi ultimi non sono ben conosciuti da tutti, e pochissimi possono ben applicarli. Cosė un nuovo membro del Parlamento, per quanto dotto ei siasi delle leggi e della storia della sua patria, deve sempre soggiacere alla sentenza de' pių pratici, a' quali il lungo uso solo insegnō come interpretare ed applicare i principj costituzionali dello Stato.
      Or mentre disputavano senza intendersi, e le liti inferocivano con rabbia municipale, gli Accademici della Crusca s'allontanarono da' principj di Dante in guisa, che, mentre quel grand'uomo voleva la lingua letteraria appartenesse alla nazione e non a dialetto veruno, gli Accademici scrissero volumi a provare che tutta la lingua consisteva nel dialetto fiorentino scritto nel secolo XIV. Niuna perseveranza potrebbe mai giungere a snodare i gruppi di regole e regoluccie che intricarono le une su le altre nelle loro grammatiche; l'umana ragione non potrebbe mai intenderle, nč l'immaginazione mai concepirle. Cosė ogni frase, ogni parola, ogni accento di quella loro lingua furono giustificate con la sottigliezza de' legisti, e de' teologi casuisti, e si convertirono in altrettanti precetti di lingua e di stile. Le eccezioni alle regole furono anch'esse ridotte a ragioni, e sotto regole minutissime; e per insegnare a imitar cose che non vogliono accomodarsi nč a ragioni, nč a leggi, nč ad imitazione. L'unico loro principio invariabilmente enunziato, ma assurdo in sč stesso, e non applicabile mai, consisteva - ŦChe quanto pių uno scrittore si diparte dagli autori del secolo XIV, tanto pių scrive male.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





Parlamento Stato Accademici Crusca Dante Accademici