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      ... s'io fossi nuovo: ma ho sentito fieramente tutte le passioni, né potrei vantarmi intatto da tutti i vizj. È vero, che nessun vizio mi ha vinto mai, e ch'io in questo terrestre pellegrinaggio sono d'improvviso trapassato dai giardini ai deserti: ma insieme confesso che i miei ravvedimenti nacquero da un certo sdegno orgoglioso, e dalla disperazione di trovare la gloria e la felicità a cui da' primi anni io agognava. S'io avessi venduta la fede, rinnegata la verità, trafficato il mio ingegno, credi tu ch'io non vivrei più onorato e tranquillo? Ma gli onori e la tranquillità del mio secolo guasto meritano forse di essere acquistati col sagrificio dell'anima? Forse più che l'amore della virtù, il timore della bassezza m'ha rattenuto alle volte da quelle colpe, che sono rispettate ne' potenti, tollerate ne' più, ma che per non lasciare senza vittime il simulacro della giustizia sono punite nei miseri. No; né umana forza, né prepotenza divina mi faranno recitare mai nel teatro del mondo la parte del piccolo briccone. Per vegliare le notti nel gabinetto delle belle più illustri, ben io mi so che conviene professare libertinaggio, perché le vogliono mantenersi in riputazione dove sospettano ancora il pudore. E taluna m'addottrinò nelle arti della seduzione, e mi confortò al tradimento – e avrei forse tradito e sedotto; ma il piacere ch'io ne sperava scendeva amarissimo dentro il mio cuore, il quale non ha saputo mai pacificarsi co' tempi, o far alleanza con la ragione.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175