Pagina (42/175)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Pur nondimeno io mi sento rinsanguinare più sempre all'anima questo furore di patria: e quando penso a Teresa – e se spero – rientro in un subito in me assai più costernato di prima; e ridico: Quand'anche l'amica mia fosse madre de' miei figliuoli, i miei figliuoli non avrebbero patria; e la cara campagna della mia vita se n'accorgerebbe gemendo. – Pur troppo! alle altre passioni che fanno alle giovinette sentire sull'aurora del loro giorno fuggitivo i dolori, e più assai alle giovinette italiane, s'è aggiunto questo infelice amore di patria. Ho sviato il signore T*** da' discorsi di politica, de' quali si appassiona – sua figlia non apriva mai bocca: ma io pur m'avvedeva come le angosce di suo padre e le mie si rovesciavano nelle viscere di quella fanciulla. Tu sai che non è femminetta volgare: e prescindendo anche da' suoi interessi – da che in altri tempi avrebbero potuto eleggersi altro marito – è dotata d'animo altero, e di signorili pensieri. E vede quanto m'è grave quest'ozio di oscuro e freddo egoista in cui logoro tutti i miei giorni – davvero, Lorenzo; anche tacendo, io paleso che sono misero e vile dinanzi a me stesso. La volontà forte e la nullità di potere in chi sente una passione politica lo fanno sciaguratissimo dentro di sé: e se non tace, lo fanno parere ridicolo al mondo; si fa la figura di paladino da romanzo e d'innamorato impotente della propria città. Quando Catone s'uccise, un povero patrizio, chiamato Cozio, lo imitò: l'uno fu ammirato perché aveva prima tentato ogni via a non servire; l'altro fu deriso perché per amore della libertà non seppe far altro che uccidersi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





Teresa Quand Lorenzo Catone Cozio