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      Tuttavia – ei le scrive che la cabala forense gli fu da prima cagione d'indugio, e che poi la rivoluzione ha interrotto per qualche giorno il corso dei tribunali: aggiungi che dove predomina l'interesse, le altre passioni si tacciono; un nuovo amore forse – ma tu dirai: E tutto ciò cosa importa? Nulla, caro Lorenzo: a Dio non piaccia ch'io mi prevalga della freddezza d'Odoardo – ma non so come si possa starle lontano un solo giorno di più! – Andrò dunque ognor più lusingandomi per tracannarmi poscia la mortale bevanda che mi sarò io medesimo preparata?
      11 AprileElla sedeva sopra un sofà di rincontro alla finestra delle colline, osservando le nuvole che passeggiavano per la ampiezza del cielo. Vedete, mi disse, quel l'azzurro profondo! Io le stava accanto muto muto, con gli occhi fissi su la sua mano che tenea socchiuso un libricciuolo. – Io non so come – ma non mi avvidi che la tempesta cominciava a muggire dal settentrione, e atterrava le piante più giovani. Poveri arbuscelli! esclamò Teresa. Mi scossi. Si addensavano le tenebre della notte che i lampi rendeano più negre. Diluviava, tuonava – poco dopo vidi le finestre chiuse, e i lumi nella stanza. Il ragazzo per far ciò ch'ei soleva fare tutte le sere e temendo del mal tempo, venne a rapirci lo spettacolo della Natura adirata; e Teresa che stava sopra pensiero, non se ne accorse e lo lasciò fare.
      Le tolsi di mano il libro e aprendolo a caso, lessi:
      “La tenera Gliceria lasciò su queste mie labbra l'estremo sospiro. Con Gliceria ho perduto tutto quello ch'io poteva mai perdere.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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