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      A bella prima, io non aveva badato alle sue bravate; ma ripensandoci; se ne avete! e se la fortuna non avesse conceduto a' miei padri due pertiche di terreno, tu m'avresti negato anche nella parte più sterile del tuo prato l'estrema pietà del sepolcro! – Ma osservando che l'ombra dell'ulivo diventava più lunga, mi sono ricordato del pranzo.
      Poco fa tornandomi a casa ho trovato su la mia porta l'uomo stesso di stamattina. – Signore, vi stava aspettando; se mai – vi foste adirato meco; vi domando perdono.
      – Riponete il cappello: io non me ne sono già offeso.
      Perché mai questo mio cuore nelle stesse occasioni ora è pace pace, ora è tutto tempesta? Diceva quel viaggiatore: Il flusso e riflusso de' miei umori governa tutta la mia vita. Forse un minuto prima il mio sdegno sarebbe stato assai più grave dell'insulto. Perché dunque rimetterci al beneplacito di chi ne offende, permettendo ch'egli ci possa turbare con una ingiuria non meritata? Vedi come l'amor proprio ruffiano si prova con questa pomposa sentenza di ascrivermi a merito un'azione che è derivata forse da – chi lo sa? In pari occasioni non ho usato di eguale moderazione: è vero che passata mezz'ora ho filosofato contro di me; ma la ragione è venuta zoppicando; e il pentimento, per chi aspira alla saviezza, è sempre tardo – ma né io v'aspiro: io mi sono uno de' tanti figliuoli della terra, non altro; e porto meco tutte le passioni e le miserie della mia specie.
      Il contadino andava ridicendo: – Vi ho fatto villania, ma io non vi conosceva; que' lavoratori che segavano il fieno ne' prati vicino mi hanno dopo ammonito.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175