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      Teresa è figlia tua; placati. Ti pentirai amaramente, ma tardi: fors'ella un giorno nell'orrore del suo stato maledirà i suoi giorni e i suoi genitori, e conturberà con le sue querele le tue ossa nel sepolcro, quando tu non potrai se non intenderla di sotterra. Placati. – Ohimè! tu non mi ascolti – e dove me la trascini? – la vittima è sacrificata! io odo il suo gemito – il mio nome nel suo ultimo gemito! Barbari! tremate – il vostro sangue, il mio sangue – Teresa sarà vendicata. – Ahi delirio! – ma io son pure omicida.
      Ma tu, Lorenzo mio, che non mi ajuti? io non ti scriveva perché un'eterna tempesta d'ira, di gelosia, di vendetta, di amore infuriava dentro di me; e tante passioni mi si gonfiavano nel petto, e mi soffocavano, e mi strozzavano quasi; io non poteva mandare parola, e sentiva il dolore impietrito dentro di me – e questo dolore regna ancora e mi chiude la voce e i sospiri, e m'inaridisce le lagrime: – mi sento mancata gran parte della vita, e quel poco che pure mi resta è avvilito dal languore e dalla oscurità della morte.
      Or mi adiro sovente di essere partito, e mi accuso di viltà. – Perché mai non hanno ardito d'insultare alla mia passione? Se taluno avesse comandato a quella misera di non rivedermi; se me l'avessero a viva forza strappata, pensi tu ch'io l'avrei lasciata mai? Ma doveva io pagare d'ingratitudine un padre che mi chiamava amico, che tante volte commosso mi abbracciava dicendomi: E perché la sorte ti ha pur unito a noi disgraziati? Poteva io precipitare nel disonore e nella persecuzione una famiglia che in altre circostanze avrebbe diviso meco e la prosperità e l'infortunio?


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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Ohimè Teresa Ahi Lorenzo