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      Ma tu, amico unico mio, perché appena mi scrivi due nude parole avvisandomi che tu se' con Teresa? E non mi dici né come vive; né se s'attenta di nominarmi; né se Odoardo me l'ha rapita? Corro, e ricorro alla posta, ma senza pro; e torno lento, smarrito, e mi si legge nel volto il presentimento di grave sciagura. E mi par d'ora in ora udirmi pronunziare la mia sentenza mortale – Teresa ha giurato. – Ohimè! e quando mai cesserò da' miei funebri delirj, e dalle mie crudeli lusinghe? Addio.
      Firenze, 17 Settembre
      Tu mi hai inchiodata la disperazione nel cuore. Vedo oramai che Teresa tenta di punirmi d'averla amata. Il suo ritratto l'aveva mandato a sua madre prima ch'io lo chiedessi? – tu me ne accerti, ed io credo; ma guardati che per tentare di risanarmi tu non congiurassi a contendermi l'unico balsamo alle mie viscere lacerate.
      O mie speranze! si dileguano tutte; ed io siedo qui derelitto nella solitudine del mio dolore.
      In che devo più confidare? non mi tradire, Lorenzo: io non ti perderò mai dal mio petto, perché la tua memoria è necessaria all'amico tuo: in qualunque tua avversità tu non mi avresti perduto. Sono io dunque destinato a vedermi svanire tutto davanti? – anche l'unico avanzo di tante speranze? ma sia così! io non mi querelo né di lei, né di te – non di me stesso, non della mia fortuna – ben m'avvilisco con tante lagrime, e perdo la consolazione di poter dire: Soffro i miei travagli e non mi lamento.
      Voi tutti mi lascierete – tutti: e il mio gemito vi seguirà da per tutto; perché senza di voi non sono uomo: e da ogni luogo vi richiamerò disperato.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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