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      – O Ulissi! eccomi ad obbedire alla vostra saviezza, a patti ch'io, quando vi veggo dissimulatori, agghiacciati, incapaci di soccorrere alla povertà senza insultarla, e di difendere il debole dalla ingiustizia; quando vi veggo, per isfamare le vostre plebee passioncelle, prostrati appié del potente che odiate e che vi disprezza, allora io possa trasfondere in voi una stilla di questa mia fervida bile che pure armò spesso la mia voce e il mio braccio contro la prepotenza; che non mi lascia mai gli occhi asciutti né chiusa la mano alla vista della miseria; e che mi salverà sempre dalla bassezza. Voi vi credete savi, e il mondo vi predica onesti: ma toglietevi la paura! – Non vi affannate dunque; le parti sono pari: Dio vi preservi dalle mie pazzie; ed io lo prego con tutta l'espansione dell'anima perché mi preservi dalla vostra saviezza. – E s'io scorgo costoro, anche quando passano senza vedermi, io corro subitamente a cercare rifugio nel tuo petto, o Lorenzo. Tu rispetti amorosamente le mie passioni, quantunque tu abbia sovente veduto il leone ammansarsi alla sola tua voce. Ma ora! Tu il vedi: ogni consiglio e ogni ragione è funesta per me. Guai s'io non obbedissi al mio cuore! – la Ragione? – è come il vento; ammorza le faci, ed anima gl'incendj. Addio frattanto.
      Ore 10, della mattinaRipenso – e sarà meglio che tu non mi scriva finché tu non abbia mie lettere. Prendo il cammino delle Alpi Liguri per iscansare i ghiacci del Moncenis: sai quanto micidiale m'è il freddo.
      Ore 1
      Nuovo inciampo: hanno a passare ancora due giorni prima ch'io riabbia il passaporto.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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