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      Io ti parlo, e ti guardo, e ti abbraccio: e mi pare che così da lontano tu senta l'impressioni de' miei baci e delle mie lagrime. Ma quando tu sarai offerita dal padre tuo come olocausto di riconciliazione su l'altare di Dio – quando il tuo pianto avrà ridata la pace alla tua famiglia – allora – non io – ma la disperazione sola, e da sé, annienterà l'uomo e le sue passioni. E come può spegnersi, mentre vivo, il mio amore? e come non ti sedurranno sempre nel tuo secreto le sue dolci lusinghe? ma allora più non saranno sante e innocenti. Io non amerò, quando sarà d'altri, la donna che fu mia – amo immensamente Teresa; ma non la moglie d'Odoardo – ohimè! tu forse mentre scrivo sei nel suo letto! – Lorenzo! – Ahi Lorenzo! eccolo quel demonio mio persecutore; torna a incalzarmi, a premermi, a investirmi, e m'accieca l'intelletto, e mi ferma perfino le palpitazioni del cuore, e mi fa tutto ferocia, e vorrebbe il mondo finito con me. – Piangete tutti – e perché mi caccia fra le mani un pugnale, e mi precede, e si volge guardando se io lo sieguo, e mi addita dov'io devo ferire? Vieni tu dall'altissima vendetta del Cielo? – E così nel mio furore e nelle mie superstizioni io mi prostendo su la polvere a scongiurare orrendamente un Dio che non conosco, che altre volte ho candidamente adorato, ch'io non offesi, di cui dubito sempre – e poi tremo, e l'adoro. Dov'io cerco ajuto? non in me, non negli uomini: la Terra io la ho insanguinata, e il Sole è negro.
      Alfine eccomi in pace! – Che pace? stanchezza, sopore di sepoltura.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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