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      Tu risorgerai, tu risorgerai sempre più bella; ma l'amico tuo cadrà deforme e abbandonato cadavere senza risorgere più. Or ti prego di un ultimo beneficio: quando Teresa mi cercherà fra i cipressi e i pini del monte, illumina co' tuoi raggi la mia sepoltura.”
      “Bell'alba! ed è pure gran tempo ch'io non m'alzo da un sonno così riposato, e ch'io non ti vedo, o mattino, così rilucente! – ma gli occhi miei erano sempre nel pianto; e tutti i miei pensieri nella oscurità; e l'anima mia nuotava nel dolore.
      Splendi, su splendi, o Natura, e riconforta le cure de' mortali. Tu non risplenderai più per me. Ho già sentito tutta la tua bellezza, e t'ho adorata, e mi sono alimentato della tua gioja; e finché io ti vedeva bella e benefica tu mi dicevi con una voce divina: Vivi. – Ma nella mia disperazione ti ho poi veduta con le mani grondanti di sangue; la fragranza de' tuoi fiori mi fu pregna di veleno, amari i tuoi frutti; e mi apparivi divoratrice de' tuoi figliuoli adescandoli con la tua bellezza e co' tuoi doni al dolore.
      Sarò io dunque ingrato con te? protrarrò la vita per vederti sì terribile, e bestemmiarti? No, no. – Trasformandoti, e acciecandomi alla tua luce non mi abbandoni forse tu stessa, e non mi comandi ad un tempo di abbandonarti? – Ah! ora ti guardo e sospiro; ma io ti vagheggio ancora per la reminiscenza delle passate dolcezze, per la certezza ch'io non dovrò più temerti, e perché sto per perderti. – Né io credo di ribellarmi da te fuggendo la vita. La vita e la morte sono del pari tue leggi: anzi una strada concedi al nascere, mille al morire.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





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