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      Teresa mi contemplava atterrita, e stringeva l'Isabellina, e teneva pur gli occhi verso di me: – Tu ci lascierai, mi disse, e questa fanciulletta sarà compagna de' miei giorni, e sollievo de' miei dolori: le parlerò sempre dell'amico suo – dell'amico mio; e le insegnerò a piangere e a benedirti – e a queste ultime parole, l'anima sua parevami ristorata di qualche speranza; e le lagrime le pioveano dagli occhi; ed io ti scrivo con le mani calde ancor del suo pianto. – Addio, soggiunse, addio, ma non eternamente; di'? non eternamente – eccoti adempiuta la mia promessa e si trasse dal seno il suo ritratto – eccoti adempiuta la mia promessa; addio, va, fuggi, e porta con te la memoria di questa sfortunata – è bagnato delle mie lagrime e delle lagrime di mia madre. – E con le sue mani lo appendeva al mio collo, e lo nascondeva dentro al mio petto. Io stesi le braccia, e me la strinsi sul cuore, e i suoi sospiri confortavano le arse mie labbra, e già la mia bocca – ma un pallore di morte si sparse su la sua faccia; e, mentre mi respingeva, io toccandole la mano la sentii fredda, tremante, e con voce soffocata e languente mi disse: – Abbi pietà addio – e si abbandonò sul sofà, stringendosi presso quanto poteva la Isabellina, che piangeva con noi. – Entrava suo padre, e il nostro misero stato avvelenò forse i suoi rimorsi.
      Ritornò quella sera tanto costernato che Michele sospettò di qualche fiero accidente. Ripigliò l'esame delle sue carte; e molte ne faceva ardere senza leggerle. Innanzi alla Rivoluzione avea scritto un commentario intorno al governo Veneto in uno stile antiquato, assoluto, con quel motto di Lucano per epigrafe; Jusque datum sceleri.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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