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      Prodigio non più mai veduto, che dalle glebe [135] arsiccie spuntassero viveri così providi, e che da due pietre scabre percosse da due fievoli labbra scintillassero faville sì chiare a riaccendere le pupillette ammorzate del bambolo moriente. In questo fatto rinovò FRANCESCO dal Cielo la maraviglia, con cui fe' più volte in terra dalle selci più secche scaturir le fontane più limpide. Favola fu, che da una Lupa famelica fosse lattato Romulo infante; ma non è favola che da una Capra grinza sia stato lattato questo tenero Agnello. Capra più di quella, che allevò Giove, degna di esser fregiata di Stelle, poiché se quando il Sol fiammeggia in Leone, la nascita di quel Segno sidereo suol recar la morte per mancanza dell'esausto humore alle viti semisvenute, la vecchia nodrice del figliuol'arido di Blandina languente, sorgendo decrepita in tempo, che il Sol divino in FRANCESCO, Leone di Carità, sfolgorava, recò il vigore ad una vita semimorta, e giacente. Spruzzato il cielo dalle mamme di una Giunone lattante Amore fe' pompa candida di una via seminata di gigli, e tempestata di perle, accioché le sfere, che secondo molti son solide, havessero come la terra i loro Hesperidi; e che secondo alcuni son fluide, havessero come l'acqua i loro Eritrei; Ma non invidia la terra al Cielo le sue delitie, poiché le nacquero in grembo, ancorché nel verno d'età spinosa, i giardini pensili [136] in due mamelle cadenti; Et anche ne' secchi scogli vi comparì succosa la via di latte, a cui formarono stellette brillanti le redivive pupillette del bambolo ravvivato da un Sole.


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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