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      Venetia la fastosa Reina dell'Adriatico, seconda le prove del mio facile assunto colla Pietà del suo devotissimo affetto. Ogni Venerdì corrono, fra le Turbe affollate, que' preclarissimi Nobili al Tempio di FRANCESCO come ad un vero Arsenale di Giove, contiguo al famoso Arsenale di Marte; perché se da questo si cavano ferri guerrieri, e bronzi fulminei da contrastar'al nemico, da quello si hanno Scudi impenetrabili per ischermo contra di esso, e folgori possenti per bersagliarlo. Ardono que' canali di ardor celeste, e divampan quelle acque alle fiamme, che i partiali del Santo portano in seno di amor divino. E ben con ragione tengono in loro fuoco sì puro, perché FRANCESCO [163] solito a star negl'incendij, & a galleggiare sull'onde, da essi non si diparta, & ivi sempre sublimato si honori dove tanti favori diffonde. Veggonsi le pareti di quella Chiesa, dall'imo al sommo, tutte incrostate di Tabelle Votive, che vi appesero i Salvi da' naufragi diversi, della Terra, e del Mare; e per havere sfuggiti li perigli di un Mondo, che ha tanti venti quanti superbi, tanti scogli quanti Ostinati, tante seccagne quant'Infedeli, tante onde quanti lascivi, tante alghe quante frodi, tante arene quante colpe, tante reti, quante insidie, e tanti insidiosi Corsari, quanti Ladri rapaci.
      Si è veduto il Serenissimo, FRANCESCO Molino (Molino a cui non mai mancò l'acqua delle gratie in FRANCESCO, che n'è la chiusa) Capo di quella invitta Republica negli ultimi Anni trascorsi, non intermettere mai lo stile, anche nella Senatoria Pretesta continuato, di andarsi a prostrar'ogni Venerdì alla capella del Santo, per esaltar, come giusto, quell'honoratissimo Corno, il quale cozzando sì lungamente contra gl'infami dell'Ottomanica Luna, prende il vigore singolarmente da FRANCESCO, Virginale Alicorno, che si dichiarò sempre, e con più maraviglie, in Otranto, & altrove, degl'Infedeli Cani nemico: Cani infedeli, che latrano al vero Sole in Lione, sempre più fulgido, e [164] fulminante.


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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