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      Le labbra di quella Impudica, ch'erano solite a stillar mele, non si dovevano unir'ad un dente, che fu solito ad abborrir la dolcezza amareggiato dalla Penitenza. Il bacio di quella Vipera velenosa, nascosto sotto i fiori adulteri d'un Viso osceno, fu rintuzzato da quell'Aurora Virtuosa, che se ben senza humore vivifico discacciava i Serpenti [267] letali. Il Bacio impuro fu chiamato da Eusebio Emisseno Morsus Diaboli; come dunque potea soffrirlo il dente di quella bocca, avvezza ad essere colle piaghe del Crocifisso baciata da Dio? Spettacolo fu FRANCESCO, quando visse nel Mondo, di austerità, che perciò ancora morto non potè sopportar la mollezza di un labbro. Alle Rose di questo, sfiorate dalla Lascivia, non si affacevano le Spine di quello, che sempre s'unirono a' Gigli del Celibato, fioreggiante nel suo Candore. Potea ben dirsi, in quell'Atto, che de' Beati ancora stridano i denti ad una bocca d'Inferno vicini. Si risentì di quell'Osso pudico al sentirsi violare da un morso laido; e con notabile scoppio fe' risonar le Glorie della sua Verginale mondezza. Per conservarsi intero si ruppe in pezzi, e per discacciar da sé lungi il Nemico Sacrilego si fe' una palla, che nel colpire quadripartita si franse a quadruplicare il suo colpo. Hor Io vo' credere, che si trovassero già Soldati cotanto bravi, che mancando loro la Munitione in tasca si valesser de' denti, come di palle, svellendoli dalle mascelle, a bersagliar l'Hoste avversa, poiché miro FRANCESCO servirsi di uno de' suoi per abbattere tanti Demonij, quanti Peccati dentro a quella Rocca d'Impudicitia.


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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