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      Ogni questione morale adunque non è una ricerca semplice del come in un dato caso si possa fare il maggior bene a se stesso, o pure come si possa far il maggior utile ad altri; ma è un problema composto, che si riduce sempre a determinare come in un dato caso si possa far il maggior bene a se col minor danno altrui, ovvero per contrario come si ottenga il maggior bene di altri uomini col minor incomodo proprio(29)
      Questi sono que' problemi, che i Geometri hanno chiamati de maximis, & minimis, le teorie de' quali si adattano così mirabilmente, allo studio della morale, che è strano al certo, che così poco o nulla, se ne sia veduta finora la correlazione(30). E pure se colla precisone del linguaggio geometrico si fossero i moralisti espressi, non si sarebbero sempre con termini assoluti, e semplici pronunziate quelle verità morali, che avrebbero dovuto esprimersi co' termini d'una ragion composta. Così, per darne un esempio tra mille, quando il moralista, e il giureconsulto ci dicono, che niuno può far lucro con danno altrui(31), si esprimono poco correttamente, giacchè nel lucro proprio un danno altrui o grande, o piccolo, o piccolissimo è inevitabile(32). Egli è ben vero, che può questo ridursi talvolta ad una quantità infinitesima, e l'infinitamente piccolo si confonde col niente così da' geometri come da tutti gli uomini. Ma se questo fosse maggiore dell'infinitamente piccolo, allora la vera espressione della sentenza morale avrebbe dovuto esser questa, che niuno può per un picciolo guadagno suo cagionar altrui un danno di gran lunga maggiore.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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