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      Egli è necessario premettere esser la guerra il maggiore de' dispendj, de' danni, e de' pericoli di una Sovranità; tanto grandi sono le conseguenze delle straggi, delle devastazioni de' campi, e degli edifizj, de' debiti, de' tributi, dell'estrazion del denaro, e del totale spossamento, che la guerra stessa si tira dietro, alle quali ruine spesso s'aggiunge l'altra assai maggiore delle alterazioni nelle leggi, ne' costumi, e fin anche nella costituzion dello Stato, Un tremuoto, una epidemia, un incendio, una carestia, che distruggano una, o più città, quantunque orribili calamità, e flaggelli dell'ira celeste, non sono di gran lunga comparabili a questo flaggello, che l'uomo a se stesso dà: perciocchè nè l'effetto di essi si distende tanto, nè tanto dura, e perchè l'esperienza tutto giorno ci mostra, che da que' mali di sopra rammentati, coloro che rimangono, presto si rialzano, e si sollevano, laddove una guerra infelice può giungere a far perdere ad una nazione, e perder per sempre la sua indipendenza, e la libertà: ed a parer de' saggi la schiavitù è peggior della morte(66).
      Ciò essendo vero, molti benefizj, che obbligherebbero un popolo ad una ancorchè grande riconoscenza, non si può correre a decider subito, che possano obbligarlo ad abbandonar lo stato di neutralità. Abbia una nazione soccorsa un altra con generosa liberalità di viveri durante una gravissima fame; abbiala ajutata di materiali, di artefici, di danaro in caso d'un tremuoto, o d'un incendio distruggitore; abbiala fornita di medici, medicamenti, guardie, viveri, ed ogni sorte d'ajuti in un crudele contagio, potrà con ragione pretendere un egual trattamento in caso di sciagura simile, che ad essa avvenisse.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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