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      Infine accade quasi sempre, che volendo i Principi far esattamente osservare da' loro sudditi la neutralità da essi abbracciata, la publichino con qualche editto nel loro Stato. Ma quando tutte queste cose mancassero, riman sempre vero, che la sola continuazione negli stessi atti pacifici, ed imparziali fino a quel tempo usati, basta a manifestare i sentimenti non mutati, e quindi l'abbracciata neutralità, alla quale si farebbe torto se sotto colore, che non siasi sollennemente dichiarata, si tentasse violarla, o averla per dubbia, e taciuta.
      Imperdonabile è perciò l'espressione del Volfio in aver detto, che per aver un gius perfetto(73) a godere della neutralità si abbia a stipularne trattato co' guerreggianti. Nè in verità può trovarsi un oggetto di trattato men forzoso di questo, giacchè tanto la violazion della non stipulata, quanto quella della convenuta autorizzano del pari a muover guerra all'infrattore, nè l'un atto può aver maggior castigo, che l'altro.
     
     
      §. V.
     
      Quel, che nel precedente paragrafo ho detto sul non esser necessaria la stipulazione di verun trattato per poter goder pienamente i dritti della neutralità, mi conduce naturalmente all'esame di due altre celebri questioni. La prima è se un Sovrano ridotto al punto di entrar in guerra, o di già entratovi, abbia dritto di obbligarne un altro, con cui è in pace ed in amicizia, a dichiarar le sue intenzioni circa la neutralità, che pensi di conservare, o di rompere con lui in avvenire. L'altra se un Sovrano abbia in qualche circostanza dritto di astringere un altro, con cui sta in pace, a stipular seco trattato, e convenzione, in cui s'obblighi a restar neutrale tra lui, e il suo inimico.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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