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      Giova primieramente a rassicurar vieppiù i guerreggianti colla miglior maniera, e il più sollenne e sacro atto finora dagli uomini imaginato a poter palesare le interne intenzioni pacifiche, e moderate. Giova a toglier meglio i sospetti, e quindi a poter rivendicare a se, e farsi promettere di dover godere que' dritti, che s'appartengono ai neutrali. Ma sopratutto un trattato è grandemente utile a poter col mezzo di esso con chiarezza stabilire, e definire ciocchè si vorrà, che a lui, o a' sudditi suoi sia permesso, o vietato di praticare verso i guerreggianti. E se in ogni secolo fu questa precauzione giovevole, il nostro è quel vantato secolo di luce, di filosofia, e di ragione, in cui (non so se per colpa de' Principi, o de' giureconsulti) essendosi miseramente confusi i confini d'ogni dovere, e turbatene tutte le idee, si è resa pressocchè necessaria(78).
      Il solo trattato di neutralità, produce con certezza il vantaggio di far sparire tutte le ambiguità delle quistioni, e renderne decisa, e chiara l'osservanza. Anzi egli può, e suole spesso avvenire, che in esso si faccia eccezione, o variazione sopra taluna delle regole generali, e de' principj indubitati di questa parte di dritto. Così, per cagion d'esempio, quantunque per principio fondamentale, non può il neutrale permettere a' niuno de' due guerreggianti, e molto meno ad un solo il reclutare ne' suoi dominj; pure s'egli avvenisse, che nello stipulare il trattato, il neutrale si avesse riservata questa libertà, e gli fosse stata spontaneamente concessa, non mancherebbe ai suoi doveri lasciando far reclute perchè sua regola sola è divenuta l'osservanza esatta, e religiosa del trattato(79).


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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