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      A queste poche generali teorie si può dir ristretta tutta la materia de' commercj, ed in esse concordano se non tutti, almeno i più celebrati autori(368). La prattica tralle nazioni culte vi si uniforma, ed i Trattati di pace, o d'alleanza stipulati da due secoli in quà, che sono poco men di trenta(369) contengono tra i loro patti anche i sopraddetti, o solo con piccolo divario. Sono poi insorte le dispute sulle questioni (dirò così) subalterne, come è quella di quali siano precisamente i generi da riputarsi controbando di guerra; quali cittadelle possan dirsi effettivamente assediate, ed altre somiglianti non poche.
      Io non disconvengo dalla giustizia, e ragionevolezza delle teorie esposte di sopra, anzi le riguardo come dettate dal più limpido istinto, e conoscimento della ragione, e della verità. Ma chiunque vorrà solo per poco meditarvi, troverà maraviglioso come abbian potuto i giuspublicisti adottarle, e congiungerle colle massime da essi stabilite sulla estension di quel, che lice contro al nemico.
      E certamente, quando si è pronunziato, che tutto è lecito contro al nemico(370), e che si possa recargli qualunque danno imaginabile, come si potrà sostenere non esser lecito troncargli ogni commercio cogli amici suoi(371)? Quando in termini generalissimi, e senza restrizione si è stabilito violarsi l'imparzialità subito, che s'accresce in qualunque modo la forza d'un popolo guerreggiante(372), come, e sù quali argomenti si verrà poi a dire, che non sia violata da chi mantiene in corso, ed in vigore il commercio di esso, vale a dire facendo ciò, che in oggi dà il maggior polso, e nerbo a qualunque nazione?


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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