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      Pure è tanto visibile, quanto è frequente il detrimento del commercio, delle arti, delle manifatture, la privazion de' commodi, e talvolta fin anche de' bisogni della vita, che i neutrali immeritevolmente ne soffrono, ma senza aver giusta ragion di dolersene.
      Finalmente se si concede per vero, che l'accrescer forza in qualunque maniera ad uno de' combattenti sia contrario alla professata neutralità, il denaro, il primo mobile di tutte le operazioni politiche, e guerriere, sarà, fuor di dubbio il primo, il massimo tra' controbandi di guerra(377). Sarà dunque vietato tirarlo per via di cambiali, o portarlo effettivo, o prestarlo ad interesse, o infine accrescerlo in qualunque maniera così al Sovrano guerreggiante, come ai sudditi di lui; e se quello è, qual sorte mai di commercio potrà più sossistere, e tirarsi innanzi? Bisognerebbe almeno introdurre una distinzione, e dir, che può lasciarsi sussistere il commercio passivo d'un popolo quando egli è guerreggiante, perchè in esso ei dà denaro per aver merci, ma che riman vietato l'attivo, per cui ei vende le sue produzioni, e imborza denaro. Però una siffatta distinzione non è stata finora nè detta nè imaginata, ed in prattica sarebbe impossibile ad applicare(378).
      Chi sù queste considerazioni da me in accorcio accennate si porrà a meditare, ed a svilupparle, s'accorgerà tosto dovervi star qualche vizio di logica ascoso ne' discorsi, e ne' raziocinj de' giuristi in questa parte, che riguarda i commercj de' neutrali co' guerreggianti.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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