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      E certo un guerreggiante così operando, non intende dirigger direttamente le ostilità altro che contro al suo avversario, ma indirettamente nuoce, offende, ruina anche il traffico de' suoi amici neutrali, e ne viola l'immunità della bandiera. E poichè s'è lasciata correr come vera la massima, che lice in qualunque modo debilitare il proprio nemico, è parso lecito anche il cercar di privarlo d'ogni suo commercio. Quindi è nata l'ambiguità e l'intrigo a poter risolvere la questione.
      A deciderla mi servono, mirabilmente le teorie di sopra stabilite. Io considero imprima, che dovendosi limitare i modi leciti delle offese solo a quelli, ne' quali concorra la massima efficacia, colla minima strage, sicuramente l'interruzion del commercio non essendo un mezzo molto sanguinolento, e crudele sarebbe da preferirsi s'egli fosse sempre efficace a produrre la sottomission del nemico(398).
      Ma chi può lusingarsi di stringere e ridur colla fame un intero regno, e un vasto impero bloccandolo? Le produzioni del proprio suolo per lo più gli bastano se non a dar l'opulenza, almeno a tollerar la carestia. Oltreacciò quale immenso stuolo di navi, o quale sterminato esercito bisognerebbe a poterlo cingere, e cordonare sia per mare, o per terra? E quando avesse tanta forza l'aggressore, assai migliore, e più pronto, più generoso, e virile consiglio sarà attaccar l'avversario colle armi, e invaderlo colle truppe, che non è il trattener tante forze, ed impiegarle tutte solo a tormentarne il commercio, e la navigazione.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527