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      Conchiuderò adunque, che essendo nella generalità il divieto totale del commercio voluto causare all'avversario, un mezzo debole, indiretto, lento, difficile ad eseguire appieno, e perciò poco atto a farlo cedere, e sottomettere, non dee scontarsi tra' modi leciti di guerreggiar con lui. Molto meno può dirsi lecito dapoicchè offende assai più gl'inermi, che non gli armati, assai più i docili, che non i pertinaci, assai più i sudditi, che non i governanti. Ne eccettuerò que' pochi casi, ne' quali le circostanze siano diverse; come senza dubbio ne eccettuo le fortezze assediate, e le armate messe in angustia di comunicazione.
      Egli si scopre ora visibile, ciocchè da niuno erasi avvertito (e donde originavasi in parte il nodo dell'intrigo), che la ragion, per cui non lece ad un guerreggiante attraversar il generale commercio de' neutrali col suo nemico non è già, che egli non abbia tanto dritto contro i suoi amici(401); ma egli è perchè manca, e non esiste siffatto dritto neppur contro al proprio avversario. Che se s'incontrerà caso, in cui fosse consiglio prudente, moderato, ed efficace il toglier ogni comunicazion di commercio al nemico (come è nel caso degli assedj) vi sarà benissimo dritto di non por mente, e non arrestarsi ad esaminare se in ciò si vengano ad involgere anche i neutrali.
      Ecco a parer mio una delle inavvertenze, e degli abbagli donde in parte provveniva l'intrigo; ma evvene un altro più grave, e di maggior conseguenza, che mi convien disnebbiare. Sonosi i giuspublicisti ficcato nel capo, non so come nè perchè, non potervi esser guerre egualmente giuste rispetto all'uno, ed all'altro combattente(402). Quindi subito, che veggono chiaro il dritto dell'uno, senza badar più oltre, decidono, che l'altro abbia il torto.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527