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      Consiste l'abbaglio nell'aver soltanto posto mente, che niun dritto ha una Sovranità sopra un'altra qualor questa non si manifesta parziale verso veruna, ed al non aver nel tempo stesso avvertito, che somministrando fomento alle guerre un popolo neutrale diviene in realtà un occulto nemico, e quasi un insidioso tarlo, che mira a nuocere, ed a distruggere ambedue.
      Forse si tedieranno i miei lettori al vedermi diffonder tanto sugli errori altrui. Meglio sarà dunque, che io raddrizzando le loro idee, schiarendole, confinandole indichi il vero, allo splendore della cui luce facile sarà poi ad ognuno ravvisare le oscurità, le contraddizioni, gli abbagli.
      Dico adunque, che l'astenersi dal fornir controbando di guerra ai combattenti non è mai un rigoroso dover di giustizia per quei neutrali, che non l'abbiano promesso con patto espresso in qualche loro Trattato. Perciocchè anche se un guerreggiante avesse perfetto, e pieno dritto d'opporsi a siffatto commercio, tra due Sovranità eguali poste nello stato di natural libertà, e indipendenza tra loro, il pieno dritto dell'una non distrugge il pieno dritto dell'altra. E per rispetto ai neutrali il rinunziar al loro dritto a riguardo del maggior comodo altrui è sempre un dover d'equità, e non mai di pretto, e rigido gius. Finalmente l'interno dovere d'ogni uomo non solo di non godere, ma di non mostrarsi duro, ed insensibile alla maggior calamità de' mortali, quale è la guerra, anche esso non può chiamarsi da chi badi accuratamente all'esattezza del linguaggio, ed alla precision delle idee un obbligo di giustizia; ma dee numerarsi soltanto tra' doveri, e tra' sentimenti d'una virtuosa umanità(411).


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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