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      Di più il neutrale vive senza nemico scoverto, e non offende manifestamente alcuno; nè v'è cosa, che vaglia più in ogni affare di Stato, quanto la sembianza della moderazione, e dell'astinenza.
      In oltre i Politici raccomandano soprattutto a restare in una apparente neutralità quando si vede nata discordia civile in uno Stato vicino, dando per sentenza sicura, che "lo assaltare una città disunita per occuparla mediante la sua disunione è partito contrario"(652): ma non vogliono però, che siffatta neutralità sia sincera ed inoperosa. Esortano ad andar lentamente fomentando la discordia, perchè ella duri più a lungo, e la stracchezza de' due partiti conduca le cose in termine da cavarsene qualche profitto(653). Il qual consiglio invero non sarà sempre accorto e felice, se non quando si faccia gran distinzione tra quelle discordie, che dividono in due partiti tutto l'intiero Stato, e quegli smembramenti, che provvengono da sollevazione di qualche parte sola di esso. Nelle prime giovano gli occulti e deboli fomenti. Ma quando si vegga una particolare provincia ribellata dal suo Sovrano, e soprattutto s'ella fosse lontana, e separata dal resto degli Stati di lui, falso consiglio sarebbe il soccorrerla fiaccamente continuando a far mostra di neutralità, o d'amicizia verso il Sovrano di essa. Perchè que' popoli si scoraggirebbero non vedendosi ajutati palesemente da veruno: e se tu gli vorrai fievolmente ajutare, si renderà spregevole il tuo patrocinio, onde si disporranno a riconciliarsi col loro Principe, del quale allora sembrerà ad essi maggiore la forza, e la riputazione.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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