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      Perciò han preferito il partito della neutralità, il quale sebben dispiaccia ad ambedue le parti, non le offende però sfacciatamente, nè le danneggia, nè dà materia d'altro risentimento, che di cosa tale quale è lo stare a vedere. Il neutrale se non fa ad essi servizio, nè anche fa ingiuria, e può confidare nella virtù ed umanità de' combattenti, se non può fondar speranza nelle proprie forze(658).
      In mezzo a questa ambiguità non si scordano però i Politici di consigliare ai neutrali (qualunque sia stata la cagione d'aver essi potuto, o voluto restar così) di trarre il maggior profitto possibile dal loro stato. Vogliono, che non si faccian scrupolo di chiuder gli occhi sul commercio di controbando di guerra fatto da' loro sudditi sia di munizioni da guerra, o sia di viveri alle città assediate, pronti sempre a rinegarlo se ne saranno rimproverati, sempre vietandolo, e sempre ritenendolo, purchè per tal via entri denaro nel loro Stato. Egualmente chiuderanno gli occhi se da quel guerreggiante, la cui vittoria sarebbe più giovevole al loro interesse, si attireranno al suo servizio buoni uffiziali, ingegnieri, piloti, soldati, marinaj sudditi del neutrale: gli chiuderanno su que' mercanti loro sudditi, che s'interessassero negli armamenti de' corsari delle due nazioni nemiche: accoglieranno i corsari con carezze ne' proprj porti, affinchè si allettino a venirvi a vender le prede, ed a rifarvisi delle perdite, e de' danni sofferti non men nelle tempeste, che ne' combattimenti, ed in una parola ricordano ai Principi "come si vede per esperienza quelli aver fatto gran cose, che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con astuzia aggirare i cervelli degli uomini, ed alla fine hanno superato quelli, che si sono fondati sulla lealtà"(659).


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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