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      Privilegi ha sibbene. Ma tutti i privilegj suoi sono gli stessi, che quegli dell'ignoranza, dell'inavvertenza, della follia, del delirio, in somma di qualunque stato, in cui l'uomo opera senza la libertà dell'azione, e senza saper ciò che fa, o poter voler non far ciò, che fa. Senza libera volontà non vi è merito, nè demerito di azioni. L'uomo divien macchina, e la macchina non commette colpe. Ma la morte, che ad un uomo dà una macchina non è perciò giusta. Solo si può dire, che la macchina non ha commesso delitto. Quell'uomo adunque, che fuggendo a gran galoppo dall'inimico, e giunto in così stretta via da non poterla passare senza calpestar col cavallo un innocente, che in essa s'incontri, (che è uno de' casi proposti da' sopracitati autori) benchè avvedutamente dia la morte a quest'uomo, è a parer mio nell'istesso caso di chi inavvedutamente, o ignorantemente, o pazzamente la dasse. L'omicidio è sempre ingiusto; chi l'ha commesso in quella circostanza non è colpevole. Ma riman vero, che con egual dritto colui, che era in strada poteva prevenirlo, ed ammazzandolo salvarsi, come ognun può prevenendo romper quella macchina, che collo scroccare stà per schiacciarlo. Con questo semplicissimo discorso a me pare, che tutte si abbreviano, e tutte si risolvono le questioni riguardanti i casi di necessità senza far sistemi ideali.
      (39) Necessitas tollit arbitrium. Senec. De Benef. Lib II. c. 19.
      (40) Nisi quod melior est caussa suum non tradentis, quam poscentis alienum disse il Rè Aminta all'invasore Alessandro Q. Curt. lib.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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