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      Itaque illud patrocinium orbis terræ verius, quam imperium poterat nominari [De offic. lib. II c. 8]. Il Cristianesimo variò il senso della voce fides, e lo trasferì a dinotar la credenza delle verità nuovamente rivelate; e l'equivoco tral doppio significato, che indi nacque, mirabilmente giovò poi ad appoggiare le mondane pretensioni di un dominio sulle cose temporali messo in campo da' dottori, e maestri delle spirituali. Quell'esse in fide, venire in fidem, recipere in fidem, che dinotava mettersi sotto il patrocinio dell'antico Impero Romano, dinotò poi il convertirsi alla Fede Cristiana; e si voleva perciò, che dinotasse anche il sottomettersi ad un diretto, o indiretto dominio della Suprema Sede. Le vicende de' tempi hanno al fine diradata la nebbia dell'equivoco, e richiamata la luce.
      (121) L'indebolimento della disciplina, e della virtù militare tra' Romani; le perpetue turbolenze d'un Impero, che non fu mai nè ereditario, nè elettivo, ma lasciato sempre in preda ai più destri, ed arditi comandanti, che osassero spingere alla sedizione le legioni ad essi affidate, e farsi proclamare; il guastamento infine d'ogni ordine di buon governo dettero il primo infelice esempio delle vergognose contribuzioni pagate solo per la compra d'una precaria, e momentanea quiete. I Romani stessi ne arrossirono, e mascherarono il nome di tributo sotto quello di doni, o di sussidj, che si fingevano dati in premio della custodia or delle Porte Caspie, or delle sponde del Danubio, ed or di qualche altra estrema parte de' loro confini.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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