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      Che poi tale strumento sia incomodo ad usarsi, un poco di pratica leva ogni incomodità; e io gli mostrerò come lo uso facilissimamente e con minor fatica assai che altri non fa nell'astrolabio, quadrante, armille, o altro astronomico strumento.
      Averò soverchiamente tediata S.R.: scusi il diletto che ho nel trattar seco, e continui di conservarmi la sua grazia, di che la supplico con ogni istanza, come anco che ella mi procacci quella dell'altro Padre Cristoforo, suo discepolo, da me stimatissimo per le relazioni che ho del suo gran valore nelle matematiche. E per fine dell'uno et all'altro con ogni reverenza bacio le mani, e dal Signore Dio prego felicità.
     
      Di Firenze, li 30 Dicembre 1610.
      Di V. S. M. R.da Servitore Devotissimo
      Galileo Galilei
     
      VI
     
      A GIULIANO DE' MEDICI IN PRAGA
     
      (Firenze, I° gennaio 1611)
     
      Ill.mo et Rever.mo Sig.re mio Col.mo
     
      È tempo che io deciferi a V. S. Ill.ma e R.ma, e per lei al S. Keplero, le lettere trasposte, le quali alcune settimane sono gli inviai: è tempo, dico, già che sono interissimamente chiaro della verità del fatto, sì che non ci resta un minimo scrupolo o dubbio.
      Sapranno dunque come, circa 3 mesi fa, vedendosi Venere vespertina, la cominciai ad osservare diligentemente con l'occhiale, per veder col senso stesso quello di che non dubitava l'intelletto. La veddi dunque, sul principio, di figura rotonda, pulita e terminata, ma molto piccola: di tal figura si mantenne sino che cominciò ad avvicinarsi alla sua massima digressione, tutta via andò crescendo in mole.


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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 265

   





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