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      Le parole dunque che mandai trasposte, e che dicevano «Haec immatura a me iam frustra leguntur o y», ordinate «Cynthiae figuras aemulatur mater amorum» ciò è che Venere imita le figure della luna.
      Osservai 3 notti sono l'eclisse, nella quale non vi è cosa notabile: solo si vede il taglio dell'ombra indistinto, confuso e come annebiato, e questo per derivare essa ombra da la terra, lontanissimamente da essa Luna.
      Voleva scrivere altri particolari; ma sendo stato trattenuto molto da alcuni gentiluomini, e essendo l'ora tardissima, son forzato a finire. Favoriscami salutare in mio nome i signori Keplero, Asdalee Segheti; e a V. S. Ill.ma con ogni reverenza bacio le mani, e dal S. Dio gli prego felicità.
     
      Di Firenze, il primo di Gennaio, anno 1611
      Di V. S. Ill.ma et. Rev.ma Servitore Devotissimo
      Galileo Galilei
     
      VII
     
      A PAOLO SARPI (IN VENEZIA)
      (Firenze, 12 febbraio I611)
     
      Molto Rev. Padre e mio Signore Colendissimo,
     
      È tempo che io rompa uno assai lungo silenzio; sebbene ove ha taciuto la lingua e quietato la mano, ha però continuamente parlato il pensiero, ricordevole in tutti i momenti della virtù e dei meriti di Vostra Sign. Molto Rev., siccome degli obblighi infiniti che gli tengo. Io non inarrerò perdono di questa mia apparente negligenza verso i debiti che ho seco, come quello che son sicuro che ella non dubiti che in qualunque occorrenza concernente al suo o mio bisogno avrei avuta la penna non meno pronta dell'animo e dell'effetto ad ogni debito dell'antica amicizia e della osservanza che ho alla sua persona.


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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 265

   





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