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      Ho anco un'altra consolazione: che queste macchie solari e gl'altri miei scoprimenti non son cose che col tempo passino via e non tornino così per fretta, come le stelle nuove del 72 e 604 o come le comete, che pur finalmente si perdono e danno agio, con la lor mancanza, di riposarsi a coloro che, mentre esse furon presenti, stettero in qualche angustia; ma queste gli terranno sempre al tormento, perché sempre si vedranno: ed è ben ragione che la natura mandi una volta a vendicarsi contro l'ingratitudine di coloro che tanto tempo l'hanno bistrattata, e che per certa loro sciocca ostinazione voglion tener serrati gl'occhi contro a quel lume ch'ella, per loro insegnamento gli tien sempre davanti. Ecco che ella finalmente con caratteri indelebili ci mostra chi ell'è e quanto ella sia nemica dell'ozio, ma che sempre e in ogni luogo gli piace di operare, generare, produrre e dissolvere, e queste sono le sue somme eccellenze. Ma non voglio ora entrare in materie da non esser capite in una lettera.
      Ho ricevuto dal S. Velsero aviso come la mia gl'è pervenuta, e che gl'è stata grata; ma che Apelle per ora non potrà vederla, per non intender la lingua. Io l'ho scritta vulgare, perché ho bisogno che ogni persona la possi leggere, e per questo medesimo rispetto ho scritto nel medesimo idioma questo ultimo mio trattatello: e la ragione che mi muove, è il vedere, che mandandosi per gli Studii indifferentemente i gioveni per farsi medici, filosofi etc., sì come molti si applicano a tali professioni essendovi inettissimi, così altri, che sariano atti, restano occupati o nelle cure familiari o in altre occupazioni aliene dalla letteratura.


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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 265

   





S. Velsero Apelle Studii