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      Quanto al parere del molto reverendo Padre Grembergero, io veramente lo laudo, e volentieri lascio la fatica delle interpretazioni a quelli che intendono infinitamente più di me. Ma quella breve scrittura che mandai a Vostra Signoria Reverendissima è, come vede, una lettera privata, scritta più d'un anno fa all'amico mio, per esser letta da lui solo; ma avendon'egli, pur senza mia saputa, lasciato prender copia, e sentendo io che l'era venuta nelle mani di quel medesimo che tanto acerbamente m'aveva sin dal pulpito lacerato, e sapendo ch'ei l'aveva portata costà, giudicai ben fatto che ve ne fusse un'altra copia, per poterla in ogni occasione incontrare, e massime avendo quello ed altri suoi aderenti teologi sparso qua voce, come detta mia lettera era piena d'eresie. Non è, dunque, il mio pensiero di metter mano a impresa tanto superiore alle mie forze; e se ben non si deve anco diffidare che la Benignità divina tal volta si degni di inspirare qualche raggio dalla sua immensa sapienza in intelletti umili, e massime quando son almeno adornati di sincero e santo zelo; oltre che, quando si abbino a concordar luoghi sacri con dottrine naturali nuove e non comuni, è necessario aver intera notizia di tali dottrine, non potendo accordar due corde insieme col sentirne una sola. E se io conoscessi di potermi prometter alcuna cosa dalla debolezza del mio ingegno, mi piglierei ardire di dire di ritrovar tra alcuni luoghi delle Sacre Lettere e di questa mondana constituzione alcune convenienze che nella vulgata filosofia non così ben mi pare che consuonino; e l'avermi Vostra Signoria Reverendissima accennato, come il luogo del Salmo 18 è de i reputati più repugnanti a questa opinione, m'ha fatto farci sopra nuova reflessione, la quale mando a Vostra Signoria con tanto minor renitenza, quanto ella mi dice che l'illustrissimo e Reverendissimo Cardinal Bellarmino volentieri vedrà se ho alcun altro di tali luoghi.


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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 265

   





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