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      (Arcetri, 15 settembre 1640)
     
      Molto Ill.re e Eccl.mo Sig.r e P.ron Osse.mo
     
      La gratissima di V. S. molto Ill.re ed Eccel.ma delli 7 stante, piena di termini cortesi e affettuosissimi, mi è stata resa questo giorno; e, non avendo io altro tempo di risponderli fuorchè poche ore che restano sino a notte, per non differire la risposta una settimana più in là, cerco di satisfare a questo obligo, benché succintamente, ma però con pure e semplici parole.
      A quello che V. S. Eccel.ma insieme meco grandemente desidera, cioè che in dispute di scienze si osservino quei più cortesi e modesti termini che in materia sì veneranda, quale è la sacra filosofia, si convengono, li do parola di non mi separare pure un dito dal suo ingenuo e onorato stile; per il che fare userò li stessi titoli, attributi ed encomi di onorevolezza verso la persona sua, che ella verso di me ha umanamente adoperati; benché molto più a lei che a me, e molto più eccellenti, si converrebbero; ma la sua singolar cortesia non me ne ha lasciati di potere usarne maggiori.
      Mi giunge grato il sentire che V. S. Eccel.ma insieme con molti altri, sì come ella dice, mi tenga per avverso alla peripatetica filosofia, perché questo mi dà occasione di liberarmi da cotal nota (che tale la stimo io) e di mostrare quale io internamente sono ammiratore di un tanto uomo, quale è Aristotile. Mi contenterò bene in questa strettezza di tempo accennare con brevità quello che penso con più tempo di poter più diffusamente e manifestamente dichiarare e confermare.


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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 265

   





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