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      Nel Dialogo il Salviati rappresenta Galileo stesso, il quale soltanto in alcuni casi, e dove più esplicitamente si accenna alle scoperte da lui fatte od alla sua persona, è indicato col nome di Accademico Linceo, o anche semplicemente Accademico, o, talora, nostro amico comune, ecc.
      Giovanfrancesco di Niccolò Sagredo, di famiglia patrizia veneta, nacque in Venezia il 19 giugno 1571, e fu in Padova scolaro di Galileo, e poscia a lui stretto della più cordiale amicizia, cementata da altissima e reciproca stima: gli venne pure frequentemente in aiuto, sia con potenti raccomandazioni appresso la Serenissima, ogniqualvolta a Galileo occorressero anticipazioni od aumenti di stipendio, sia ancora nelle frequenti circostanze in cui era molestato o da parenti o da plagiari o da avversari. Egli vive immortale non solo nelle pagine di Galileo, ma anche nel copioso carteggio col Maestro, carteggio in si cui si palesa osservatore finissimo ed una delle menti più acute del tempo, tale insomma da meritare il titolo di "suo idolo" datogli da Galileo(62), che assai probabilmente non avrebbe effettuato il disegno di abbandonare lo Studio di Padova, se quand'egli prendeva tale determinazione, il Sagredo non fosse stato console per la Repubblica in Soria. Nel Dialogo il Sagredo si dice talvolta "semplice ascoltatore", ma in verità fa le parti del cólto profano fra i due competenti Salviati e Simplicio: è disposto favorevolmente alle nuove dottrine, e non mette alcun limite al suo entusiasmo quando ne rimane convinto; spesso riassume gli argomenti più difficili, già addotti, o li espone di nuovo in forma più piana; aggiunge anche ragioni proprie, e soprattutto vengono messe in bocca a lui quelle idee delle quali l'autore non vuole assumere la piena responsabilità, ma che tuttavia stima opportuno siano introdotte nella discussione.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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