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      SIMP. E chi lo dice che non si possan tirare altre linee? e perchè non poss'io far venir di sotto un'altra linea sino al punto A, che sia a squadra con l'altre?
     
      SALV. Voi non potete sicuramente ad un istesso punto far concorrere altro che tre linee rette sole, che fra di loro costituiscano angoli retti.
     
      SAGR. Sì, perchè quella che vuol dire il Sig. Simplicio par a me che sarebbe l'istessa DA prolungata in giù: ed in questo modo si potrebbe tirarne altre due, ma sarebbero le medesime prime tre, non differenti in altro, che dove ora si toccano solamente, all'ora si segherebbero, ma non apporterebbero nuove dimensioni.
     
      SIMP. Io non dirò che questa vostra ragione non possa esser concludente, ma dirò bene con Aristotile che nelle cose naturali non si deve sempre ricercare una necessità di dimostrazion matematica.
      Nelle prove naturali non si deve ricercar l'esattezza geometrica.
      SAGR. Sì, forse, dove la non si può avere; ma se qui ella ci è, perchè non la volete voi usare? Ma sarà bene non ispender più parole in questo particolare, perchè io credo che il Sig. Salviati ad Aristotile ed a voi senza altre dimostrazioni avrebbe conceduto, il mondo esser corpo, ed esser perfetto e perfettissimo, come opera massima di Dio.
     
      SALV. Così è veramente. Però lasciata la general contemplazione del tutto, venghiamo alla considerazione delle parti, le quali Aristotile nella prima divisione fa due, e tra di loro diversissime ed in certo modo contrarie; dico, la celeste e la elementare: quella, ingenerabile, incorruttibile, inalterabile, impassibile, etc.; e questa, esposta ad una continua alterazione, mutazione, etc.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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