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      Or che direbbe qui il Sig. Simplicio?
      Problemi diversi e curiosi intorno a i moti de' proietti.
      SIMP. Direi, la prima cosa, di non aver fatta cotale osservazione; secondariamente, direi di non la credere; direi poi, nel terzo luogo, che, quando voi me ne accertaste e che demostrativamente me l'insegnaste, voi fuste un gran demonio.
     
      SAGR. Di quelli però di Socrate, non di quei dell'Inferno. Ma voi pur tornate su questo insegnare; io vi dico che quando uno non sa la verità da per sè, è impossibile che altri gliene faccia sapere; posso bene insegnarvi delle cose che non son nè vere nè false, ma le vere, cioè le necessarie, cioè quelle che è impossibile ad esser altrimenti, ogni mediocre discorso o le sa da sè o è impossibile che ei le sappia mai: e così so che crede anco il Sig. Salviati. E però vi dico che de i presenti problemi le ragioni son sapute da voi, ma forse non avvertite.
     
      SIMP. Lasciamo per ora questa disputa, e concedetemi ch'io dica che non intendo nè so queste cose che si trattano, e vedete pur di farmi restar capace de' problemi.
     
      SAGR. Questo primo depende da un altro; il quale è, onde avvenga che, tirando la ruzzola con lo spago, assai più lontano ed in conseguenza con maggior forza va, che tirata con la semplice mano.
     
      SIMP. Aristotile ancora fa non so che problemi intorno a questi proietti.
     
      SALV. Sì, e molto ingegnosi, ed in particolare quello onde avvenga che le ruzzole tonde vanno meglio che le quadre.
     
      SAGR. E di questo, Sig. Simplicio, non vi darebbe l'animo di sapere la ragione, senza altrui insegnamento?


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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