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      Vedete voi, Sig. Simplicio, se maggiori inconvenienti seguir ne dovessero.
     
      SIMP. Io non ne so scorger di maggiori, ma è ben credibile che l'autore ci scorga, oltre a questi, altri disordini in natura, che forse per suoi degni rispetti non ha volsuti produrre. Seguirò dunque la terza instanza: Insuper, quî fit ut istae res tam variae tantum moveantur ab occasu in ortum parallelae ad aequatorem? ut semper moveantur, numquam quiescant?
     
      SALV. Muovonsi da occidente in oriente, parallele all'equinoziale, senza fermarsi, in quella maniera appunto che voi credete che le stelle fisse si muovano da levante a ponente, parallele all'equinoziale, senza fermarsi.
     
      SIMP. Quare quo sunt altiores celerius, quo humiliores tardius?
     
      SALV. Perchè in una sfera o in un cerchio che si volga intorno al suo centro, le parti più remote descrivono cerchi maggiori, e le più vicine gli descrivono nell'istesso tempo minori.
     
      SIMP. Quare quae aequinoctiali propiores in maiori, quae remotiores in minori, circulo feruntur?
     
      SALV. Per immitar la sfera stellata, nella quale le più vicine all'equinoziale si muovon in cerchi maggiori che le più lontane.
     
      SIMP. Quare pila eadem sub aequinoctiali tota circa centrum Terrae ambitu maximo, celeritate incredibili, sub polo vero circa centrum proprium gyro nullo, tarditate suprema, volveretur?
     
      SALV. Per immitar le stelle del firmamento, che farebbon l'istesso se 'l moto diurno fusse loro.
     
      SIMP. Quare eadem res, pila v. g. plumbea, si semel Terram circuivit descripto circulo maximo, eamdem ubique non circummigret secundum circulum maximum, sed translata extra aequinoctialem in circulis minoribus agetur?


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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