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      12. Per epilogo, volete che si faccia comparazione del discorso d'Aristotile col vostro, qual sia più probabile, cioè quello d'Aristotile, che con la diversità de' moti semplici investiga la diversità de' corpi celesti ed elementari, ed il vostro, che supponendo le parti integrali del mondo esser disposte in ottima costituzione, esclude per conseguenza da i corpi semplici naturali i movimenti retti, come di niun uso in natura, e stima la Terra esser essa ancora uno de' corpi celesti, adornata di tutte le prerogative che a quelli convengono; e che questo discorso (giudicando voi sotto il nome del vostro Sig. Sagredo) più consoni che quell'altro. Questa è la dottrina vostra: or veniamo ad esaminarla.
      1. Alla prima dico, che per via resolutiva ed inventiva non si può procedere altrimenti per ritrovar la diversità fra gli elementi e 'l cielo, che quella del moto naturale; essendo egli principal effetto della natura, da cui le cagioni, e dalla cui diversità le differenze altresì delle cagioni, si conoscono. Non mancano però altri metodi, che questa diversità con l'incorruttibilità insieme de' cieli (già per questa principalmente s'intendono diversi da gli elementi) ne mostrano, i quali in varii luoghi il medesimo Aristotile adduce: come, nel primo del Cielo, è il non aver esso cielo materia di cui sia stato fatto, la quale sola è radice di dissoluzione e di contradizzione, anzi, per la privazione che ha sempre seco indissolubilmente congiunta, inclina all'eccidio del suo proprio composto attuale; nell'ottavo della sua Fisica, per ragion di ordine, di dipendenza, conservazione e perpetuità dell'universo: conciosia che le cose corruttibili non hanno entro lor stesse principio di eternità, anzi di mancamento; perciò se in eterno devono conservarsi, necessariamente da incorruttibile natural cagione dipendono; e vedendo, ciò che sotto il circuito del cielo si trova, esser dissolubile, ed i moti celesti con la diversità de' tempi apportar queste varietà, a loro appoggiamo ragionevolmente la costanza delle cose caduche, come a causa immortale da cui dipendono.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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