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      Mi si potrebbe però opporre, che se le comete fussero contigue all'orbe lunare, si consumerebbono in breve dalla voracità del fuoco. Al che rispondo, che la tenacità della materia con la crassizie restaurata può per alcun tempo conservarle, come le legna accese nel nostro fuoco; e massime per non esser il fuoco elementare, per la sua gran rarità, di attività eccessiva, in comparazione a materie di resistenza notabile, come sono quelle di cotali comete. Del resto attinente alle comete ho discorso a bastanza nella mia Filosofia.
      4. Delle due stelle nuove, con l'istesso fondamento potrei rispondere che in effetto non fussero vere stelle, ma comete ancor esse, le quali seguivano le sue stelle veraci con più congiunzione e vicinità, però senza parallasse, che non fa l'alone o corona intorno al Sole ed alla Luna; le quali comete, consumata la lor materia, si corruppero poi, come dicono gli osservatori: perchè se fussero state vere, situate nel ciel stellato, l'una nell'imagine di Cassiopea, l'altra nell'Esculapio, ed oltre di queste un'altra (dicono) del 1600 nel Cigno, e poi si fussero corrotte, io argomentarei una facilissima corruttibilità nelle stelle, e nelle più grandi, quali affermano fussero lo predette, sì che anco l'altre stelle durerebbono pochissimo, essendo della medesima sostanza; onde non solo alcuna delle antiche, ma le imagini intiere ed i pianeti parimente, massime i più piccioli, si sarebbono, già tempo, disfatti. E pur voi ammettete invariabilità in queste antiche stelle, ed avete per assurdo che un intiero lor globo si corrompa; ed ora cascherete a dire, che stelle sì grandi e sì belle si siano in breve tempo consumate e disfatte del tutto[15]. Di grazia, tornate a dar una ricercatina all'armonia dissonante di questa vostra dottrina, ed accordate bene le corde, che una non guasti il suon dell'altra.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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