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      14. Al secondo dubbio, lascierei volentieri rispondere a ciascuno che sia versato nelle scole peripatetiche: nondimeno, avendo io per le cagioni sudette preso questo assunto, dico che grandemente mi meraviglio di voi, che con imposture, over intelligenze malamente stirate, vogliate dire che la figura sferica, secondo la dottrina di Aristotile, sia cagione dell'incorruttibilità de' corpi celesti. Dove, di grazia, dove giamai ha egli ciò detto?[29] apportate pur chiaramente i suoi testi, le sue parole, nè vogliate esser trascurato in materia di così fatta controversia. Lo improveraresti per certo bene, tirando in consequenza che ogni cosa corporea potrebbe rendersi incorruttibile, se questa incorruttibilità dalla rotondità dipendesse. Ma non tirate a sì fatto inconveniente Aristotile, anzi pur solo voi medesimo, che ciò affirmate. Vi fingete imagini di cartone sotto il sembiante d'Aristotile; quinci è che con tanta facilità l'impugnate e l'espugnate ancora. Dice ben egli che la figura sferica convenga a i corpi celesti, non già che gli faccia incorruttibili: la loro incorruttibilità altronde ha origine, come egli ed i suoi seguaci espongono, ed io parimente al suo luogo.
      15. Circa l'ombre che per virtù del vostro telescopio si veggono (come dite) nella Luna, io non vorrei affirmare alcuna cosa temerariamente: altro non bramo che di conoscere il vero, a cui pospongo ogni altro fine, ogn'altro interesse. Vi dico per tanto, che se cotali ombre siano vere, e che il vostro telescopio non sia soggetto all'inganno, e che si abbia da creder al vostro detto, esser mestieri concedervi in conseguenzia che le parti della Luna siano ineguali, con erti, scoscesi etc., come quelle della Terra, o in modo tale.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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