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      Talchè, per questa via, Aristotile niente avrebbe insegnato di espresso più di quel che si faccia un alfabeto, etc.; e che i suoi seguaci, troppo pusillanimi, per ricuoprirsi con l'arme di altri, non avendo ardire di comparir con le proprie, gli hanno data auttorità che egli non si avrebbe arrogata giamai, etc. Ma tralasciamo, di grazia (per fuggir ogni tedio e prolissità), queste altercazioni di parole ingiuriose, e veniamo alle filosofiche. Intendete provare che non il cielo, ma la Terra sia quella che si move in giro, restando esso cielo immobile o fermo, massime il Sole e lo stellato[35]: del che apportate tutte quelle ragioni ed esperienze che possono conchiudere la vostra intenzione; le quali io, al solito, compendiosamente (senza pregiudicar all'essenziale) con ordine recitarò, per esaminarle poi. La vostra prima ragione dunque è questa.
      2. L'immensità della sfera stellata, che contiene la Terra per tanti milioni di volte, non è ragionevole che con moto velocissimo di una intera conversione di 24 ore si mova, stando la Terra ferma. E se potessero seguir gli stessi effetti tanto dal poner mobile il cielo quanto la Terra, ed alcuno dicesse che questa stia immota ed il cielo si aggiri, sarebbe come se uno, salito nella cima della cuppola per veder la città ed il contado, domandasse che se gli facesse girar intorno tutto il paese, acciò non avesse egli ad aver la fatica di volger la testa, etc.
      3. Supponete poi per fondamento delle cose che avrete da dire, che il moto in tanto è moto e come moto opera, in quanto ha relazione a cose che di esso mancano; ma tra le cose che tutte ne participano egualmente, niente opera, come s'ei non fusse: come il moto di una nave, carica di robbe diverse, in comparazione fra esse robbe non è moto, perchè elle non si sono fra lor punto mosse o discostate; anzi quel moto è commune a tutte, con equalità di participazione etc.: onde il moto è di quel che si move rispetto a qualche cosa immobile, non già sopra qualche immobile, come malamente ha detto Aristotile; il quale, avendo da qualche buona scuola presa questa proposizione (detta da voi, cioè che il moto sia rispetto a qualche cosa immobile), nè avendola interamente penetrata, anzi avendola scritta alterata, sia stato causa di confusione, mediante quelli che vogliono sostenere ogni suo detto.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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