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      L'una, perchè non pretendo concorrer con voi nelle professioni matematiche, onde con altre opposite dimostrazioni nell'istesso genere voglia espugnar le vostre: il che però non saria bastante per la mia causa, se fusse assolutamente questo concorso necessario, anzi avrei inappellabilmente persa la lite, e non avrei assunta l'impresa o ne desisterei; ma perchè giudico, ed è vero in effetto, che gli principii filosofici sono per sè stessi sufficientissimi alla difesa di ogni oppugnazione di quanto da loro dipende, come tutti i principii dell'altre scienze sono in quelle totalmente bastevoli, se pur non fussero di subalternate, il che non occorre al proposito. L'altra, perchè non credo pregiudichi in niun modo alle dottrine Aristoteliche l'apparenza di queste nove stelle, anco se nella region celeste e nel firmamento stesso siano realmente state esistenti. Talchè questo primo punto cortesemente per ipotesi vel concedo: se ben potrei anco ragionevolmente inculcarvi, che nella diversità fallace e variabile di tanti calcoli[53], che voi medesimo mostrate nelle particolari e puntuali descrizzioni di essi, siano parimente fallaci i vostri e de gli altri che seguono il vostro parere, non meno che quei di coloro che per l'istessa via hanno assegnata alle sudette stelle sede e situazione sotto la Luna; o almeno argomenterei in universale, e bene, che quell'oggetto circa il quale diligentemente impiegandosi gli intelletti di molti intendenti e versati, non è uniformemente da loro conosciuto, non sia dimostrativamente (ondunque divenga il difetto) cognoscibile, di modo che, se alcuno in tali cognizioni deficienti, e forse appena probabili, si arroga sopra gli altri esser il vero ed unico dimostratore, meriti di esser stimato più tosto compagno d'Icaro che di Alcide.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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