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      Ma io intendo esercitarmi per ora solo con voi, sì che non parlando voi intorno a questo assertivamente, nè di mente propria, nè con alcuna prova, non occorre che mi affatichi in altro.
      Circa il flusso e reflusso del mare, dal quale effetto intendete demostrare la mobilità, anzi il moto attuale, della Terra, io vi confesso che non si è apportata sin ora, nè da Aristotile nè da altri auttori che io abbia letto, raggione alcuna nè adeguata nè che si accosti al vero. Che l'acque marine, dall'ampiezza del pelago ristrette ed angustiate dal continente in più breve spazio, perciò quindi e quinci con alterna vicissitudine si librino, come dice Aristotile, è cosa inintelligibile, ed apporta seco più difficultà che parole. Che la Luna ne sia cagione, potrebbe esser: ma l'affirmarlo per indubitato è più tosto specie di cieca credulità che di probabile opinione, massime se risguardiamo i varii accidenti di tale affetto; ed il filosofar senza fondamenti è irragionevole. Onde io giudicavo la cagione di ciò quasi impercettibile; pur speravo, dalle vostre posizioni si potesse raccoglier qualche convenevole determinazione, se bene con pregiudizio in molte cose della peripatetica filosofia: ma avendole sinceramente, con animo indifferente, a guisa di puro arbitro, con ogni diligenza lette e ponderatele, vi trovo più assurdi e più repugnanze che in alcuna dell'altre, non annoverando fra queste la disconvenevolezza che per construer una capanna ruinate una città, e pure nè anco la capanna sortisce la sua struttura.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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