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      Adunque, Sig. Rocco, voi spacciate per persona priva di giudizio quella che(375) dal solamente veder comparire e sparire simili novità nel cielo argumenta(376), quelle esser nuovamente prodotte e poi dissolute. Ora, perchè io so che voi (come io ancora) non avete Aristotile per privo di giudizio, e so ancora che voi sapete che egli produce per testimoni di tali accidenti gli occhi proprii, quelli de' suoi contemporanei e quelli de gli antichi, però è forza che altro ricercasse Aristotile da' suoi occhi, che il veder comparire e poi sparire simili novità, onde ei potesse poi giudiziosamente inferire(377) la generazione e la corruzione etc.: e però io, che non men desidero d'imparare da voi che non voi da me(378), vi prego a dirmi quali fussero quelli accidenti che Aristotile, secondo il vostro credere, andava ricercando con la vista, per i quali poi ei potesse giudiziosamente inferire l'alterabilità nel cielo, perchè io anche nelle(379) materie qui prossime a noi, nelle quali i sensi, o per la mutazione del sapore o dell'odore o della risonanza o di alcuna tangibil qualità, mi porgono argumento di alterabilità e di corruzione, dal senso della vista non mi vien somministrato testimonio più valido, che il presentarmisi di nuovo all'occhio e da quello dopo qualche tempo sparire. Vedete, Sig. Rocco, a quali sconvenevolezze vi traporta l'odio immeritamente contro di me concepito, che già mai non vi offesi; che per gravar me non la perdonate nè anco al vostro Maestro, e lo spacciate per poco giudizioso(380), mentre ricorreva al testimonio della vista per venire in cognizione se nel cielo si facessero generazioni e corruzioni: e qui calzerebbe assai meglio l'esclamazioncella che voi ponete, commiserando le stelle, alla fac.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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