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      Consolatevi, Signore; che il tempo, scopritore della verità, in breve è per estirpare queste fallacie(442), e più le vane conseguenze che io stoltamente ne deducevo, e i vostri scritti, pieni di dottrina ferma e soda, viveranno immortali, ad onta delle mie esorbitantissime chimere.
      Dove voi dite che non senza mistero ho scritto in lingua nostrana(443) per farmi capo popolare appresso i poco intendenti e che non pescano ne i profondi reconditi del Liceo, e soggiugnete che questo mio pensiero non è forse fallace in pratica, errate in tutto e per tutto, e voi stesso potete a voi medesimo essere ottimo testimonio(444), il quale, essendo così poco intendente delle cose scritte da me che ben si può dire che poco più che niente ne capite, pure(445) non solamente non vi sete fatto mio seguace, ma mi avete posto un odio capitale. E soggiugnendo appresso, che il numero de' balordi e corrivi, che inconsideratamente conferiscono gli onori, è infinito, dovevi, per mio parere, eccettuarne quelli che a voi hanno offerto gli onori delle cattedre principali, perchè se voi gli lasciate tra quella infinita moltitudine, voi spaccerete loro per balordi e corrivi, e sentenzierete voi stesso(446) per immeritevole de gli onori offertivi.
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      Per la fac.(447) 173 o 183(448).
      Voi. Sig. Rocco, mi schernite, anzi strapazzate e predicate per ignorante in tanti luoghi di questo vostro libro, che forse sareste andato con più riserve se vi foste immaginato che potesse accadere che io vi avesse a palesare per assai meno intelligente di me; perchè l'esser vinto in materia di dottrina(449) da uno che sappia più di voi, è assai men vergogna che il ridursi a dover cedere ad uno da voi medesimo reputato e sentenziato per debolissimo.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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