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      Fermato questo supposto, mi figurai(510) con la mente due corpi eguali in mole e in peso, quali fussero, per esempio, due mattoni, li quali da una medesima altezza in un medesimo(511) instante si partissero: questi non si può dubitare che scenderanno con pari velocità, cioè con l'assegnata loro dalla natura; la quale se da qualche altro mobile deve loro esser accresciuta, è necessario che esso con velocità maggiore si muova: ma se si figureranno(512) i mattoni, nello scendere, unirsi ed attaccarsi insieme, quale di loro sarà quello che, aggiugnendo impeto all'altro, gli raddoppila velocità, stante che ella non può esser accresciuta da un sopravenente mobile se con maggior velocità non si muove? Convien dunque concedere che il composto de' due mattoni non alteri la lor prima velocità. Da questo primo discorso passai ad un'altra più(513) serrata dimostrazione, provando che quando si supponesse che mobile più grave si movesse più velocemente, si concluderebbe che il mobile men grave(514) si movesse più velocemente, nella seguente forma. Ritenendo, Sig. Rocco, per vere le supposte dignità, le quali non credo che voi siate per negare, cioè che ogni grave descendente abbia da natura(515) determinati gradi di velocità, e che non possino essergli accresciuti se non con violentare la detta sua naturale constituzione, intendansi i due mobili A maggiore e B minore(516), de' quali, se è
     
      possibile, A sia naturalmente più veloce e B meno: e perchè, per il supposto, la naturale velocità di B non può esser accresciuta se non per violenza, se noi vorremo crescerla con unirgli l'A più veloce, converrà che la velocità di esso A, nel violentare B, in parte si diminuisca, non essendo maggior ragione che la maggiore velocità di A operi nella minore di B, che la tardità di B rioperi nella velocità di A. Risulterà, dunque, dall'unione de i due A, B un composto di velocità maggior di quella del B solo, ma minore di


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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