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      Che poi io(740) supponga una falsità manifesta per salvare una proposizione che ha diverse interpetrazioni, non so quello che voi vogliate dire: forse l'intenderò doppo che mi avrete insegnato, non esser sola brevissima la retta, proposizione che fin ora mi par falsissima, ed introdotta per levare il contatto puntuale, certissimo, della sfera.
      Quello che soggiungete per rimovere quella ragione per la quale si dice, la sfera toccare in(741) un punto, e che vi pare che abbia buona apparenza, con dire che nella brevità, ove accade il contatto con la sfera, si trovi in quantità reale respettiva indifferenza all'esser piano e circolare, confesso la mia ignoranza, non intendo niente(742), non ne so cavar senso, e però non posso vedere come ciò schivi l'esser forzato(743) a dire che nel punto sia curvatura: ma ben senza l'aiuto dell'enigma detto mi(744) libero io dal por curvità in un punto, essendo quello che si curva, doppo il contatto, nel cerchio una parte di circonferenza, composta di punti infiniti, e(745) nella sfera una parte della sua superficie, contenente infinite circonferenze, o infiniti(746) archi dall'istesso contatto derivati(747). Finalmente, nel burlarvi del mio Simplicio circa le sfere materiali mostrate di ricordarvi poco d'Aristotile, chè è esso, e non Simplicio, che, concedendo(748) che la sfera(749) in astratto tocchi in un punto, dice che Sphera aenea non tangit (750)planum in puncto; e voi ora lo negate anco dell'astratta(751), e, per crescere errore(752) sopra errore, soggiungete che avreste per minore assurdo che le superficie piane si toccassero in un punto.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





Simplicio Aristotile Simplicio Sphera