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      Mando a V. S. Ecc.ma la polizza di Coleggi di Padoa che mi prestò; et me le raccomando, invitandola doppo le feste in Cadore(213), acciò almeno in questi giorni santi io mi acorga che habbia pur una volta d'atendermi quello che tanto mi ha promesso. Et a V. S. Ecc.ma mi raccomando.
     
      In Venetia, a 12 Aprile 1604.
      Di V. S. Ecc.maAff.mo come Fratello
      Gio. F.co Sag.
     
      Fuori: All'Ecc.mo Sig.r Honorat.moIl Sig.r Galileo Galilei, Matematico di
      Padova.
     
     
     
      97*.
     
      GALILEO GALILEI [a VINCENZO GONZAGA in Mantova.]Padova, 22 maggio 1604.
     
      Arch. storico Gonzaga in Mantova. Raccolta di autografi.
     
      Ser.mo Sig.re
     
      Se quella persona della quale l'A. V. S.ma m[i] domandò, quando presi da lei licenza, fusse sta[ta] così per il cognome da me, come per il nome propr[io], conosciuta, le ne haverei potuta dare quella informatione a bocca, che hora li do per lettere.
      Questo dunque è il S. Aurelio Capra, Milanese, il quale sono molti anni che si ridusse in questa città con un suo figlio giovanetto(214), per occasione di farlo studiare, come ha fatto; et per assisterli et far minore spesa fece resolutione di trasferir qua sè et il resto della famiglia. Si andava ne' primi tempi trattenendo con dar letione di giocar di spada, sin che fece amicitia col Clar.mo S. Iacomo Alvigi Cornaro et col S. Grosso, da i quali havendo appreso alcuni segreti di medicina, si va di presente trattenendo col far qualche esperienza di essa facoltà, et da diversi vien tenuto in qualche stima; ma più da molti vien predicato come quello che havendo nelli ultimi tempi hauto per più anni strettissima amicitia del Grosso, habbia da esso hauti, se non tutti, al meno i maggiori et la maggior parte de suoi segreti: nè mancano di quelli che credono, esso possedere et di presente lavorare intorno al gran magistero (che così lo dicono). Intendo in oltre che adesso ha strettissima pratica con un Tedesco, il quale professa gran segreti, et in particolare afferma havere una pillola, et il modo del comporla, che non essendo maggiore di una veccia, presa per bocca mantiene uno sano et gagliardo per 40 giorni, senza che pigli altro cibo o bevanda.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





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