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      Ma che? non è ogni corpo meteorologico misto imperfetto? et se tale, non è egli necessario che non sia similare et homogeneo? Questo si vede ne' sassi et ne' metalli, tra' corpi fatti da' vapori et essalatione perfettissimi: quanto dunque più s'ha da credere che tali debbono esser le comete? et se tali, devono per consequenza haver ancora il lume suo di dissimile qualità et conditione: oltre che non è da creder che nel mondo elementare sia alcuna luce più perfetta di qual si voglia più imperfetta celeste; e pur nella Luna appaiono macchie e diversità di luce, il che si scorge ancora in alcune stelle, che perciò nuvolose s'addimandano. Per tutte, dunque, queste ragioni è da credere che ogni luce elementare rinchiuda in sè qualche varietà, nè possi esser uniforme, come è stata questa.
      La terza si può raccorre dalla scintillatione di questa luce, la quale è tanto grande, quanto ogn'uno che l'ha mirata può far fede: e pur non mai si viddero comete scintillare; che se tali fossero osservate, senza dubbio, sì come le loro altre affettioni et qualità non furono taciute, così nè anco questa, come principalissima et molto conspicua, sarebbe passata sotto silentio: tanto più che è pur parer d'Aristotile che solo le stelle del firmamento inerranti et lontanissime siano dotate di questa passione del scintillare, per la loro distanza dalla nostra vista, volendo forse che la scintillatione non sia qualità reale nelle stelle, ma a loro attribuita da noi, o dal nostro imperfetto senzo del vedere, o per la lontananza dell'oggetto, per la quale si vadi continuamente attenuando la sua specie visibile, sì che non poss'esser atta a mover il nostro senso perfettamente et lo facci, nel veder, vaccillare.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





Luna Aristotile