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      Sì che è impossibbile che questa luce possi esser causata per unione di più corpi celesti per sè stessi lucidi. Il terzo modo poi a doi oppositioni è soggetto: l'una delle quali è che la parte densa, ma non lucida, di sotto alla lucida posta, ci coprirebbe la stella et parte lucida, sì che una stella manco si osserverebbe nel cielo, il che non è; l'altra, che non così chiara ci potrebbe apparere, perchè la densità, se ben ci facesse parere più grande la stella sopraposta, la farebbe parer poi meno chiara.
      Resta dunque che se questa è luce celeste, non possi esser prodotta in altra maniera che per unione di doi parti di doi diversi cieli, che per una certa mediocre densità non possino esser atte, mentre separate sono, a mandar luce, come sono quando siano(238) insieme una sopra l'altra unite. Havendo io donque sin qui mostrato quid non sit, è ben ragione che hor mai, lasciando intendere il mio parere, se ben forse manco de gli altri conforme al vero, mostri quid sit: il che però protesto di voler fare non perchè creda io solo di toccar, come si suol dir, la brocca, ma per farle parer più vero quel proverbio Quot homines, tot sententiae.
      Il mio parer donque è questo: che, essendo questa luce nel cielo (tralasciando hora il miracoloso oprar d'Iddio, et parlando co i mezi naturali), da altro esser cagionata non possi che da doi parti di cielo di tal densità, che, separate, non siano atte a produr luce, ma congionte insieme, et di doi densità fattane una sola molto densa, sia atta risplender et mandar da sè nuova luce, la quale, separandosi ancora queste due densità da sieme, per il diverso moto de' cieli nelli quali sono, si corrompi (come forse si vedrà); et di tal natura direi che fosse ancora quella che nell'anno 1572 apparve nella costellatione di Cassiopea, nel circulo artico, dove vien intersecato dal coluro equinotiale: sì che non credo che l'oppinione del Valesio(239) sia in tutto vera di quella stella, dicendo egli che fosse prodotta nel cielo di Saturno, riverberando in una parte di mediocre densità di quello qualche stella delle fisse, direttamente a quella parte sopraposta, la quale per quella sua densità facendola apparer più grande, la credessimo nuova stella; poi che, com'io nel terzo modo da me ributtato(240) ho mostrato, seguirebbe che quella densità, se ben più grande, non però più lucida ce l'havrebbe mostrata, et pur lucidissima più di Giove et Venere ancora ci apparve; et di più quella stella da quella densità, o vogliam dire nuova luce, ci sarebbe stata celata, et così non sariano state osservate in cielo, come furono, tutte le prime et antique stelle.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





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